stamattina mi sono svegliata e nel mio cervello ero così:
poi mi sono lavata la faccia e sono tornata uguale a tutti voi. tristezza.
scusate.
scusate.
Giorgia Chiolli necessità sperimentali |
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quello che succede nella mia vita attraverso la fotografia. Quando il progetto diventa invadente, accetto anche l'improvvisazione.
stamattina mi sono svegliata e nel mio cervello ero così: poi mi sono lavata la faccia e sono tornata uguale a tutti voi. tristezza.
scusate.
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spezzata dall'incombere dello scorrere di un tempo che non ho
non possiedo che la certezza di un cucchiaino di zucchero marrone e allargo le braccia a sfumature di un grigio ingallito nella storia. rinnegando ogni sguardo mi accingo a sognare ad occhi aperti pur di non riconoscere l'arrivo di ogni anno in più. se questo è uno sguardo è perso. domenica sono stata per la prima volta al maxxi, a roma. avevo puntato la mostra di olivo barbieri. non lo conoscevo, beata ignoranza, ma i musei esistono anche per questo: depositano un sacco di sapere che non sappiamo.
a me è piaciuto tutto là dentro, dall'esposizione sul cibo in raccordo con l'expo (anche se all'expo non vado) e sicuramente di un'altra pasta, molto più intellettuale ed artistica che casereccia... mi è piaciuta la struttura, i bambini che giocano fuori e mi è piaciuta la mostra. veramente particolare l'uso che il fotografo fa della messa a fuoco selettiva, sembra di guardare delle miniature, sembrano tutti omini, macchine, casette di un qualche plastico.. invece.. veramente geniale! http://tg24.sky.it/tg24/spettacolo/photogallery/2015/06/04/olivio_barbieri_mostra_maxxi.html sto sbattendo la testa addosso ad un'idea. è una cosa imbarazzante ed ho deciso di smetterla.
ho pensato di poter rappresentare ciò che non è in una foto. ho pensato al cinema e alla differenza tra questa arte e la fotografia. oggi possiamo tirar fuori una foto da un video senza che nessuno se ne accorga, praticamente estrapoliamo un attimo da una storia, mentre con la fotografia congeliamo un attimo di ciò che ci accade intorno. ho preso il corpo e l'ho inserito in un contesto che ho immaginato di disperazione. ma in realtà potrebbe essere molto altro, alla fine tutto, basta volerlo. il corpo agisce, o comunque vive in quel momento che congelo, ma non solo lì, va anche oltre quel margine dell'immagine. il titolo del piccolo lavoro è "il margine: l'incontro tra ciò che osservi e ciò che esiste a prescindere da ciò che vedi" e sta qui.. una serie di scatti sul tema. https://www.flickr.com/photos/giophotos_/albums/72157658766551160 In fondo questi post rischiano di essere tutti uguali.
Si rientra dalla vacanze, dalle ferie, dal viaggio, ognuno da ciò che è insomma, e ci si ritrova a dover affrontare le solite cose che poi ci condurranno, piacevolmente, alla fine dell'anno: si rientra a lavoro, si accorciano le giornate, cambierà l'ora, dovremo pensare ai regali, al Natale, alla dieta, al Capodanno... Siamo un pò ripetitivi, ma ci piacciono, in fondo, queste poche certezze, più o meno magre, ma di certo nessuno le leverà mai da lì, a meno che non saremmo noi a farlo. E quindi, eccomi qua, rientrata da un viaggio. Bolivia e Cile, due mete distanti, veramente molto. Un viaggio strano, nel quale la mia persona forse non si è proprio espressa pienamente. Avevo con me il solito diario di bordo, ma non l'ho nemmeno aperto, non conosco nemmeno il verso di quel quadernino.. niente riflessione, zero contemplazione, solo un'infinità di paesaggi, di villaggi, di animali, di cielo. Da una parte sono soddisfatta, dall'altra mi sento menomata, ma credo di non potermi dire insoddisfatta. Dovrò tornare, piano piano, a fare le foto a modo mio: dettagli, temi, progetti, bianco e nero, pellicola, camera oscura. Per più di venti giorno ho abbandonato tutto, un pò anche me stessa, perché mi sono lasciata trasportare, non essendo esperta di questi viaggi ho lasciato che gli altri parlassero per me.. Riprendo il silenzio. Domani rientro in ufficio. Tristezza. Giusto qualche scansione per ricordare un clima più umano. Non riesco nemmeno ad uscire per fare qualche foto..
sono qui a tentare di sopravvivere ad un'afa persistente. Devo terminare dei lavori, ma nel frattempo avevo in mente di provare a sperimentare un pò di grafismo.
Ho in mente per ora solo Giacomelli, ma quello che ho realizzato oggi non ha niente a che vedere con lui.. mi sono mossa in casa, con quello che ho. In realtà avevo ordinato su Amazon una maschera di quelle bianche da teatro. In mente ho una specie di still life componibile, mi piacerebbe sminuzzare (fotograficamente parlando) parti della maschera, riprendendola tono su tono e quindi creare una specie di patchwork... bho, come sempre l'idea ce l'ho in testa. Fatto sta che la maschera arrivata è praticamente storta, asimmentrica, La plastica forse è troppo leggera. Quindi mi sono detto "no", se devo fare un lavoro il materiale deve essere idoneo, altrimenti poi mi abbatto. Però ormai ero qui. Avevo casa tutta per me, un caldo inopportuno, ventilatore acceso.. e quindi ho usato il corpo per tentare il grafismo. Chissà, magari se vado avanti poi inserisco questo spunto tra i "Progetti", in fondo è quello che sto tentando di fare con l'analogica. in questi giorni sta facendo veramente caldo. Venerdì scorso, in serata, abbiamo prenotato al volo una notte in zona Gran Sasso, sperando in un pò di refrigerio. Siamo partiti sabato mattina, molto presto e abbiamo fatto una camminata, qui vi mostro alcune immagini di questa giornata, calda, ma almeno piena di emozioni. |
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February 2016
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