ci sono momenti come questo, che riconosco nella mia vita. sono i momenti in cui senti una rabbia nascerti dentro e una forza spingerti non sai dove, di sicuro però è una forza facilmente distruttiva. istintivamente si rivolge verso l'esterno, per fortuna, verso tutto ciò che ci costringe impedendo al nostro modo di essere di esprimersi facilmente, alla nostra vita di prendere quella piega che desideriamo darle, alla nostra mente di non morire sotto il peso della realtà. quando poi la razionalità prende un pò piede, questa forza diventa oggetto d'analisi della mia intelligenza. comincio a ricamarci sopra, ad immaginarmi eventuali scenari e ad ipotizzare reazioni controllate che mi permettano poi di agire in libertà. infatti se pensassi di distruggere tutto quello che ho intorno, specie in ambito lavorativo, pur sapendo che le dinamiche che vivo ggi sono l'evidenza di una situazione in lento deterioramento, non otterrei altro che lo sfogo di quella rabbia e un pugno di mosche in mano. l'uso del cervello mi fa immaginare invece situazioni non facili da affrontare, ma nelle quali devo, a tutti i costi, mantenere una calma biblica centellinando delicate risposte che possano stuzzicare la curiosità e la rabbia reciproca che mi si contrappone, ma mai disintegrare quel leggero rapporto dipendente/datore che ancora sopravvive. in pratica non sarò io a lasciare il lavoro, sarà eventualmente l'azienda a mettermi nelle condizioni di andarmene in modo da poter poi avere il tempo e quel pò di denaro utile a pensare di iniziare altrove. il tutto sarà corollato da una serie di delicati consigli che, chiaramente, non saranno ascoltati per il semplice fatto che saranno elargiti da soggetti che non sono nemmeno sfiorati dalla mia stima.
in tutto questo intorcinarsi di pensieri, supposizioni, ipotesi di conflitto, mi rendo conto che non è sbagliato pensare che se una situazione ti sta stretta, forse abbandonarla prima che ti distrugga è la cosa migliore che si possa fare.
ma sono quasi sicura che questa situazione sta per subire delle modifiche e in procinto del cambiamento io sono una che aspetta di vedere, perché le ipotesi sono diverse e le soluzioni potrebbero rinnovarsi, anche perché ora non ne ho.
quello che ho fatto ieri, scrivere alla persona responsabile della mia filiale, quello che penso di alcuni comportamenti e mancanze di questa azienda, mi inorgoglisce. bisogna dire quello che si pensa, specie quando ti rendi conto di andare a lavoro contro voglia, con rabbia e frustrazione, soprattutto con disinteresse e noia nel sentire sempre gli stessi problemi affliggerci, e mai vedere la volontà di risolverli. c'è tanta mediocrità, ma forse anche meno, in quell'ufficio. tanta in quell'azienda. è proprio lo specchio di un paese, questo, che non ti offre prospettive, ma solo sopravvivenza quotidiana. non esiste tranquillità, non c'è visione del domani, né capacità progettuale. non esiste l'intenzione, ma solo la fortuna di arrivare in tempo o la misera capacità di trovare una soluzione provvisoria utilizzando di vari capri espiatori.
in questi giorni comunque qualcosa scoppierà.
non sarà una bomba, ahimé, nè una rivoluzione risolutiva.
sarà probabilmente la volontà di qualcuno che è al comando senza conoscere ciò che dirige, ma la cui volontà ha comunque il peso del capitale. quando resteremo con cinque autisti da gestire, in cinque in ufficio saremo evidentemente troppi, da lì comincerà un nuovo calvario che non vedo l'ora di affrontare perché questa calma è insopportabile e mortale.
in tutto questo intorcinarsi di pensieri, supposizioni, ipotesi di conflitto, mi rendo conto che non è sbagliato pensare che se una situazione ti sta stretta, forse abbandonarla prima che ti distrugga è la cosa migliore che si possa fare.
ma sono quasi sicura che questa situazione sta per subire delle modifiche e in procinto del cambiamento io sono una che aspetta di vedere, perché le ipotesi sono diverse e le soluzioni potrebbero rinnovarsi, anche perché ora non ne ho.
quello che ho fatto ieri, scrivere alla persona responsabile della mia filiale, quello che penso di alcuni comportamenti e mancanze di questa azienda, mi inorgoglisce. bisogna dire quello che si pensa, specie quando ti rendi conto di andare a lavoro contro voglia, con rabbia e frustrazione, soprattutto con disinteresse e noia nel sentire sempre gli stessi problemi affliggerci, e mai vedere la volontà di risolverli. c'è tanta mediocrità, ma forse anche meno, in quell'ufficio. tanta in quell'azienda. è proprio lo specchio di un paese, questo, che non ti offre prospettive, ma solo sopravvivenza quotidiana. non esiste tranquillità, non c'è visione del domani, né capacità progettuale. non esiste l'intenzione, ma solo la fortuna di arrivare in tempo o la misera capacità di trovare una soluzione provvisoria utilizzando di vari capri espiatori.
in questi giorni comunque qualcosa scoppierà.
non sarà una bomba, ahimé, nè una rivoluzione risolutiva.
sarà probabilmente la volontà di qualcuno che è al comando senza conoscere ciò che dirige, ma la cui volontà ha comunque il peso del capitale. quando resteremo con cinque autisti da gestire, in cinque in ufficio saremo evidentemente troppi, da lì comincerà un nuovo calvario che non vedo l'ora di affrontare perché questa calma è insopportabile e mortale.